critici d'arte - Rodolfo Bocci - pittore

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critici d'arte

Colori caldi e vivaci caratterizzano l'opera che ci comunica un anelito di evasione, un desiderio di perdersi in un mondo di belle e colorate forme.

La cornice cromatica assume la funzione di tenda, allegra cortina che si apre e ci introduce in un mondo di sogni ove i fiori sfoggiano la più vivace livrea, l’ameno paesaggio appare rasserenante e le opere dell'uomo sono in splendida armonia fra loro e con lo stesso.

(Prof. Vito Antonio Laurino)

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“Cielo e terra si accendono”

Questo potrebbe essere il titolo dell’attuale percorso pittorico di Rodolfo Bocci, che da una pittura paesaggistica tradizionale e realistica è passato a pennellate surreali di colori caldi e brillanti: oggetti e natura morta in primo piano, alberi e ampie campagne, paesi in campo lungo e nuvolaglie sugli sfondi si vestono, tutti, di rosso, di giallo, di verde, di azzurro, come per dire che la vita e la gioia hanno bisogno di esplodere.

Una sensazione di serenità è inevitabile in chi lo scorre, pur con occhi distratti.

Sembra proprio che il pennello dell’autore voglia fare da contrappunto al grigiore intenso di certi tratti della nostra esistenza.

(Nives Mengarelli, poetessa)

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Rodolfo Bocci può essere tranquillamente considerato il pittore del colore, elaborato, valutato ed impiegato con sapienza per esprimere una personalità effervescente, ma allo stesso tempo inquieta e rapida come le pennellate e i colpi di spatola che utilizza con intelligenza e competenza.

La sua attività inizia nell’ultimo terzo del novecento e si snoda in un percorso composto da due grandi fasi nelle quali affronta temi che, dall’informale alla Fautrier degli anni settanta, sfociano curiosamente in un originalissimo e coloratissimo surrealismo naïf di questi primi anni del ventunesimo secolo.

Siamo dunque di fronte ad un autore il cui percorso creativo, più o meno intenzionalmente ed organicamente, tocca i temi principali dell’evoluzione artistica di questi ultimi cinquant’anni per cui vale la pena di analizzarne i contenuti.

Nel primo periodo, l’informale alla Fautrier o alla Dubuffet tende ad evolversi prima in un tachisme alla maniera di Wolf, poi curiosamente sfocia in un’analisi all’indietro sul significato non figurativo dell’astrattismo di Joan Miró e in un’esplosione pop alla Lichtenstein.

Il suo lavoro prosegue, poi, nel primo quinquennio di questo secolo dedicato, invece, ad una ricerca cromatica e compositiva caratterizzata da larghe e rapide pennellate coloratissime, utilizzate per mettere in evidenza soggetti di piccole dimensioni (i centri della composizione) con assonanze cromatiche.

Si tratta, quindi, di una fase interlocutoria dedicata allo studio di nuove formule di scansione dello spazio pittorico mutuate dalle forme espressive di Edvard Munch e dalle possibilità che offre la metrica poetica per indagare su nuovi linguaggi espressivi.

Dopo gli approfondimenti storico-artistici e teorici che hanno caratterizzato la prima parte del suo lavoro, a partire dal 2006 l’abbandono del pennello per la spatola segna il passaggio di Bocci al paesaggismo pittorico ed alle sue potenzialità simbolico-rappresentative.

Inizialmente i dipinti di questo secondo periodo non lasciano spazio all’immaginazione o al pensiero.

Le immagini sono frutto di un concetto che si esprime attraverso linee di demarcazione e di presentazione inequivocabili che nulla cedono all’impressione generata dall’intuizione anzi, come ha insegnato Stéphane Mallarmeé, sono scevre da informazioni visive e particolari che disturbino la percezione.

Questa produzione, non sempre ma spesso frutto della sua fantasia ed immaginazione, si è evoluta nel breve volgere di un paio d’anni nel preludio alla sua produzione odierna che sperimenta inusuali e protagonistiche scelte compositive e cromatiche.

L’odierna pittura di Bocci è quanto di più originale si possa pensare.

Innanzitutto non è pittura plen-air né tanto meno mera interpretazione della realtà perché nelle sue opere confluiscono prosecuzioni di esperienze surrealiste e naïf espresse in modo personale ed originale con un cromatismo molto vivace e compatto in improbabili formati orizzontali o verticali.

In queste opere sono delicatamente presenti elementi in cui quella parte di noi che affiora nei sogni durante il sonno, emerge anche quando siamo svegli e ci permette di associare pensieri ed immagini senza freni inibitori e scopi preordinati.

Ma compaiono anche indizi naïf derivanti da una semplicità di linguaggio di tipo infantile che trascura regole e proporzioni con una voluta incompetenza e una grafica semplificata, istintiva e primitiva.

Ecco, è questo il fascino di un pittore capace di esprimere se stesso in un’epoca ipermoderna e destrutturata capace di far convivere le esperienze di Rousseau, Cheval, Moses, Chagall, Kandinskij, De Chirico e … e Bocci.

(Sergio Rigotti)

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Rodolfo è un pittore dai grandi colori.

Benedetto Trani (fotografo)

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